Nuovo outcome del CECRI sul Journal of Clinical Nursing

Nuovo outcome del CECRI sul Journal of Clinical Nursing

23/09/2022

Sul Journal of Clinical Nursing è stato pubblicato lo studio, supportato dal
CECRI, di Maria Matarese, Karen S. Lyons, Michela Piredda e Maria Grazia
De Marinis, dal titolo: “Conoscenza correlata alla malattia nelle persone
con broncopneumopatia cronica ostruttiva e nei loro caregiver informali: analisi di modellizzazione multilivello” allo scopo di valutare il livello di
conoscenza correlata alla Bronconeumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)
all'interno delle diadi pazienti/caregiver informali, identificando i fattori
che influenzano il livello di conoscenza e considerando l'interdipendenza
all'interno delle diadi.
I pazienti con BPCO e i loro caregiver informali presentano una scarsa
conoscenza della malattia e caratteristiche diverse associate al loro livello
di conoscenza. La conoscenza della malattia e le relative caratteristiche,
infatti, sono state valutate separatamente nei pazienti e nei caregiver
informali, senza considerare la possibile influenza all'interno delle diadi.
Lo studio trasversale ha interessato un campione di convenienza di diadi,
reclutato in strutture ambulatoriali e ospedaliere del centro e sud Italia.
Il Bristol COPD Knowledge Questionnaire è stato utilizzato per misurare la
conoscenza della malattia. Le caratteristiche sociodemografiche, cliniche
e assistenziali, l'autoefficacia e la depressione sono state misurate nei
pazienti e nei caregiver.
La modellazione multilivello è stata utilizzata per analizzare la conoscenza
della BPCO a livello della diade e controllare l'nterdipendenza tra pazienti
e caregiver informali.
Allo scopo, sono state reclutate 133 diadi che hanno presentato livelli più
elevati di conoscenza corretta sui sintomi della malattia, sulla cessazione
del fumo e sulla vaccinazione; meno sul trattamento della BPCO.
I pazienti più giovani sono più auto sufficienti, durante la riabilitazione
polmonare sono stati assistiti da un coniuge/partner e hanno registrato
livelli bassi di depressione (ciò anche perché i loro caregiver informali
avevano maggiori probabilità di conoscere meglio la malattia).
Questo studio mostra quali conoscenze infermieristiche si dovrebbero
fornire nei programmi educativi rivolti a pazienti e caregiver, e quali diadi
abbiano maggiori deficit di conoscenza, a cui si offrono interventi

educativi mirati. Certo, ha aiutato a far avanzare la ricerca diadica nella
BPCO, ma studi futuri dovrebbero indagare gli effetti della conoscenza
condivisa e di quella incongruente (in cui un membro ne sa più dell'altro)
sulla cura di sé del paziente e sul contributo del caregiver.
Lo studio in questione ha diverse implicazioni nella pratica clinica: in
primo luogo, perchè fornisce informazioni utili agli infermieri coinvolti
nella pianificazione e attuazione di programmi educativi (in particolare,
sulle conoscenze più carenti da fornire ai pazienti), ma pure per le
informazioni sui regimi terapeutici più difficili da comprendere per
entrambi i membri delle diadi.
Gli infermieri dovrebbero valutare il livello iniziale di conoscenza,
utilizzando il BCKQ, sia nei pazienti che nei caregiver, per comprendere le
specifiche esigenze informative e modificare, di conseguenza, i contenuti
del programma. Inoltre, qualora un caregiver informale fosse disponibile,
gli infermieri dovrebbero riconoscere l'importanza di coinvolgere sia il
paziente che lo stesso negli interventi educativi, visto che, sebbene siano
spesso ammessi, la maggior parte dei programmi educativi non sono
diretti specificamente alle diadi (Bryant et al., 2016).
Poiché, sia ​​i pazienti con BPCO che i caregiver svolgono un ruolo
importante nella gestione della malattia, la condivisione delle conoscenze
tra pazienti e caregiver e il supporto fornito;un altro nel momento del
bisogno potrebbero migliorare l'aderenza dei pazienti ai comportamenti
di cura di sé. Infine, gli infermieri dovrebbero considerare le
caratteristiche delle diadi di cui si prendono cura per identificare quelle a
più alto rischio di deficit di conoscenza. In base ai nostri risultati, gli
interventi educativi mirati dovrebbero essere rivolti a diadi in cui i
pazienti sono più anziani, non hanno mai frequentato un programma di
riabilitazione polmonare, presentano una bassa autoefficacia e i caregiver
non sono coniugi/partner e hanno sintomi depressivi.