JCN, qualità della vita e cura di sè nella diade caregiver/paziente con insufficienza cardiaca

JCN, qualità della vita e cura di sè nella diade caregiver/paziente con insufficienza cardiaca

16/02/2024

Sul Journal of Cardiovascular Nursing è possibile leggere l’articolo “L'impatto di un intervento utile a migliorare il contributo del caregiver nell'insufficienza cardiaca sulla sua cura di sé, sull’ansia, la depressione, la qualità della vita e del sonno”, a firma dei ricercatori: Giulia Locatelli; Paola Rebora; Giuseppe Occhino; Davide Ausili; Barbara Riegel; Andrea Cammarano; Izabella Uchmanowicz; Rosaria Alvaro; Ercole Vellone e Valentina Zeffiro.
Rispetto allo scompenso cardiaco, più il caregiver ha cura di sé è più i risultati migliorano sul paziente. Tuttavia, il caregiver e/o gli operatori sanitari sentono elevata ansia e spesso depressione, dormono poco e hanno una scarsa qualità di vita.
Non è ancora chiaro, infatti, se gli interventi che incoraggiano i caregiver a contribuire di più alla cura di sé del paziente potrebbero, viceversa, aumentare l’ansia e la depressione in loro, diminuendone la qualità della loro vita e finanche del sonno.
Lo scopo di questo studio, perciò, è stato di valutare l'impatto di un intervento di colloquio motivazionale finalizzato al miglioramento, nel caregiver, della cura di sé, in caso di assistenza a pazienti con insufficienza cardiaca.
I dati sono stati raccolti tra giugno 2014 e ottobre 2018. L'articolo è stato preparato seguendo la lista di controllo dei Consolidated Standards of Reporting Trials, è stato approntato per mezzo di un'analisi dei risultati secondari dello studio MOTIVATE-HF, e strutturato su pazienti con insufficienza cardiaca e i loro caregiver.
Nel corso dell’anno dello studio, su un campione di 510 diadi paziente-caregiver, i livelli di ansia, depressione, qualità della vita e sonno negli operatori sanitari non sono cambiati significativamente.
Ciò significa che il colloquio motivazionale per migliorare il contributo del caregiver alla cura di sé non sembrerebbe aumentare ansia e depressione, né diminuire qualità di vita e del sonno. Pertanto, un tale intervento potrebbe essere somministrato in sicurezza a quelli di pazienti con insufficienza cardiaca, sebbene siano necessari ulteriori studi a conferma dei risultati.