2.19.19

Infermiere e peer education

L’infermiere come attore del cambiamento nell’obesità infantile tramite la promozione di interventi di peer education.

Responsabile del Polo

Coordinatori del Progetto

ABSTRACT

Background: L’obesità infantile è un grande problema di salute pubblica, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rappresenta uno dei principali impedimenti per la produzione di salute. Siamo infatti di fronte a una vera e propria epidemia globale, che si sta diffondendo in molti Paesi e che può causare, in assenza di un’azione immediata, problemi sanitari molto gravi nei prossimi anni (Epicentro, 2017).  La maggior parte dei bambini obesi non ha una causa endocrina o una singola causa genetica per il loro aumento di peso, la causa più comune dell'obesità nei bambini è un bilancio energetico positivo dovuto all'assunzione calorica in eccesso del dispendio calorico combinato con una predisposizione genetica per l'aumento di peso (Kumar et al., 2017). I dati emersi da alcune ricerche condotte sul condizionamento del gruppo hanno evidenziato come gli amici rappresentano un importante modello comportamentale in grado di aumentare, o ridurre, l’implicazione in pratiche comportamentali rischiose (Pollo, 2000); la ricerca suggerisce anche che gli adolescenti hanno maggiori probabilità di modificare i propri comportamenti e atteggiamenti se ricevono messaggi di salute dai coetanei che condividono le loro stesse preoccupazioni e pressioni (Simbar et al., 2013).

Obiettivi: Valutare l’efficacia di un intervento educativo nel: (1) Individuare gli stili di vita inadeguati, in modo da poterli evitare, sostituendoli con quelli salutari, (2) Stimolare lo sviluppo della mentalità sportiva negli adolescenti per riconoscere e interpretare corretti stili di vita, (3) Valutare la capacità dei ragazzi selezionati di far parte di un progetto di peer education, (4) Valutare la percezione delle esperienze di gruppo di pari in giovani adolescenti all’interno di un contesto formale e informale, (5) Identificare informazioni utili per la pianificazione e l’attuazione di un intervento di peer education in un contesto non formale.

Materiali e metodi: Tale progetto si baserà su uno studio esplorativo basato su tecniche di natura qualitativa, il quale sarà condotto analizzando un campione di adolescenti scelti per poter attuare il programma. L’indagine da condurre prenderà a riferimento ragazzi preadolescenti in fasce di età 8-12 anni. Il campione preso in esame sarà composto da 10 ragazzi per società sportiva che aderiranno al progetto.

Risultati attesi: Grazie alla peer education volta ad attivare un processo naturale di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status si diffonderà la prevenzione di comportamenti a rischio coinvolgendo attivamente i ragazzi.

Parole chiave: peer education, obesità infantile, educazione sanitaria, infermiere dello sport.

BACKGROUND

L’obesità infantile è un grande problema di salute pubblica, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rappresenta uno dei principali impedimenti per la produzione di salute. Siamo infatti di fronte a una vera e propria epidemia globale, che si sta diffondendo in molti Paesi e che può causare, in assenza di un’azione immediata, problemi sanitari molto gravi nei prossimi anni (Epicentro, 2017). 

La definizione di obesità si basa sull’uso dei percentili del rapporto peso/lunghezza o dell’indice di massa corporea, a seconda del sesso e dell’età. Nel bambino fino a 24 mesi la diagnosi si basa sul rapporto peso/lunghezza, utilizzando le curve di riferimento OMS 2006 (>99°p=obesità), mentre nelle età successive si basa sull’uso dell’indice di massa corporea (IMC) utilizzando le curve di riferimento OMS 2006 fino a 5 anni e OMS 2007 dopo i 5 anni (>99°p=obesità fino ai 5 anni di età, >97°p= tra i 5 e 18 anni). (Area Pediatrica, 2017).

La maggior parte dei bambini obesi non ha una causa endocrina o una singola causa genetica per il loro aumento di peso, la causa più comune dell'obesità nei bambini è un bilancio energetico positivo dovuto all'assunzione calorica in eccesso del dispendio calorico combinato con una predisposizione genetica per l'aumento di peso (Kumar et al., 2017).

La crescente prevalenza dell'obesità infantile è associata all'emergenza di comorbilità considerate come malattie "adulte" tra cui diabete mellito di tipo 2, ipertensione, steatosi epatica non alcolica, apnea ostruttiva del sonno e dislipidemia, depressione, sonno e diminuzione della qualità della vita (Schroeder et al., 2017).

Il rischio di obesità non è un problema strettamente correlato allo stato sociale, infatti storicamente, patologie legate al mangiare erano accostate ad uno stato socioeconomico agiato, i dati di Epicentro (2017) confermano il contrario. Dal 1990 al 2014 il numero di bambini in sovrappeso è raddoppiato passando da 5,4 milioni di bambini colpiti a 10,6 milioni. 10,6 milioni di bambini in sovrappeso nel 2014 è lo stesso dato che accumunava Asia e Africa (Epicentro., 2017). L'obesità pediatrica è una grave minaccia per la salute anche negli Stati Uniti, l'attuale tasso di obesità nei bambini di età compresa tra 2 e 19 anni è del 17% con la più alta prevalenza tra gruppi etnici neri e ispanici (Najjar et al., 2018), al di sotto dei 5 anni di età 38,3 milioni di bambini al mondo sono obesi, mentre 672 milioni cioè circa 1 su 8 sono sovrappeso (Epicentro., 2017). La prevalenza di bambini delle regioni Castilla e la Mancha con il 36,8% di bambini in sovrappeso tra i 6 ed 8 anni sono rappresentativi per la Spagna; mentre in Svezia nonostante un livellamento della patologia, circa il 20% dei bambini è in sovrappeso (Nowicka et al., 2009).

Insieme ai problemi legati alla comorbidità delle patologie, un ulteriore grande problema è legato allo stigma; il fenomeno della stigmatizzazione comporta a lungo andare un comportamento auto-isolante nel paziente al quale corrisponderà una ricaduta che se trascurata può aumentare. Comportamenti non salutari del controllo del peso, come un’alimentazione poco salutare e disordinata sono molto diffusi tra i giovani (Harris et al., 2010) ponendoli così di fronte ad un rischio maggiore per il disagio psicologico, inclusa depressione, ansia e comportamento suicidario (Najjar et al., 2018).

A sottolineare l’importanza del profilo psicologico lo studio (Nowicka et al., 2009) afferma che la qualità della vita di un bambino che non accetta il proprio corpo per via delle sue dimensioni è inferiore a quella di un bambino sottoposto a chemioterapia oncologica.

Un metodo efficiente e breve per preparare le persone a cambiare il comportamento usando un approccio centrato sul cliente è il colloquio motivazionale (CM) (Doring et al., 2016)
Il CM è un approccio direttivo, centrato sul paziente, al fine di innescare un cambiamento dei comportamenti aiutando la persona a esplorare e risolvere l’ambivalenza. L’approccio teorico che sottende il colloquio motivazionale, si basa sul fatto che il cambiamento dei comportamenti è possibile soltanto se tra paziente e terapeuta si stabilisce una relazione di rispetto e empatia; nell’ambito dell’educazione alla salute, il colloquio motivazionale ha assunto un ruolo importante il quale ha portato risultati promettenti in termini di cambiamento dei comportamenti (Vellone et al., 2013).

Va però tenuto in considerazione che la famiglia, cosi come la scuola, svolgono per l’adolescente un ruolo si importante, ma che viene confrontato continuamente con altre realtà esterne; quindi laddove siano presenti linee comportamentali diverse tra genitori e amici l’influenza degli amici tende a rafforzarsi. I dati emersi da alcune ricerche condotte sul condizionamento del gruppo hanno evidenziato come gli amici rappresentano un importante modello comportamentale in grado di aumentare, o ridurre, l’implicazione in pratiche comportamentali rischiose (Pollo, 2000); la ricerca suggerisce anche che gli adolescenti hanno maggiori probabilità di modificare i propri comportamenti e atteggiamenti se ricevono messaggi di salute dai coetanei che condividono le loro stesse preoccupazioni e pressioni (Simbar et al., 2013).

L'aumento della prevalenza dell'obesità infantile in età prescolare e la tendenza di questi bambini a diventare adulti obesi suggerisce, che gli interventi educativi per la salute debbano iniziare in giovane età (Nowicka et al., 2009).

OBIETTIVI DI PROGETTO

L’obesità infantile è una patologia fin troppo comune che con il passare del tempo è andata a interessare differenti fasce di popolazione (dal passato in cui sembrava una malattia che potesse colpire soltanto i ricchi, ad oggi in cui vediamo una diffusione sempre maggiore nei ceti più bassi), questo a causa di un fenomeno particolare come l’industrializzazione e la globalizzazione, fenomeni che servono ad andare a soddisfare le richieste della società, andando così a produrre per “tutti”, a discapito di quella che è la qualità dei prodotti, creando così un’ alimentazione scorretta. Minoranze e bambini provenienti da famiglie a basso reddito sono colpiti in modo sproporzionato (Schroeder et al., 2017).

 

Obiettivi specifici

 

L’obiettivo della ricerca è quello di identificare un intervento educativo tra pari che riesca a prevenire e ridurre l’obesità infantile, trasmettendo ai giovani e alle famiglie, attraverso la comunicazione che può avvenire sia in sede scolastica che sportiva (o semplicemente in strutture informali diverse da quelle istituzionali quali le scuole) le giuste abitudini che siamo alimentari, sportive o generiche per condurre una vita sana, senza incappare nell’obesità infantile.

            Oltre all’obiettivo primario risulta di fondamentale importanza:

  • Individuare gli stili di vita inadeguati, in modo da poterli evitare, sostituendoli con quelli salutari.
  • Stimolare lo sviluppo della mentalità sportiva negli adolescenti per riconoscere e interpretare corretti stili di vita.

Valutare la capacità dei ragazzi selezionati di far parte di un progetto di peer education.

  • Valutare la percezione delle esperienze di gruppo di pari in giovani adolescenti all’interno di un contesto formale e informale.
  • Identificare informazioni utili per la pianificazione e l’attuazione di un intervento di peer education in un contesto non formale.

METODOLOGIA

Disegno di ricerca:

Tale progetto si baserà su uno studio esplorativo basato su tecniche di natura qualitativa. Tale tipologia di studio esplorativo, per la sua natura, è il più idoneo in termini di economicità, praticità di utilizzo e applicabilità.

 

Campione:

L’indagine da condurre prenderà a riferimento ragazzi preadolescenti in fasce di età 8-12 anni. Il campione preso in esame sarà composto da 10 ragazzi per società, i quali verranno analizzati e successivamente tra questi verrà scelto chi risulterà più idoneo a ricoprire il ruolo di peer educator. Questi poi diventeranno peer educator, dopo aver ricevuto un’adeguata preparazione, di ragazzi sempre aventi la loro stessa età, etnia, estrazione sociale ed interesse.

   Raccolta e analisi dei dati:

Il gruppo di ragazzi reclutato sarà invitato a partecipare ad una serie di quattro incontri, uno per ogni settimana, della durata di 1,5 ore. All’inizio del primo incontro saranno posti diversi quesiti, utilizzando come metodo di raccolta dati, il metodo dell’intervista semi-strutturata al fine di percepire le capacità dei singoli ragazzi di poter valutare le loro abilità in ordine al ruolo che dovranno ricoprire.

Durante il secondo incontro verrà proiettato un filmato (super size me, film-documentario del 2004, candidato nel 2005 per l'Oscar al miglior documentario), che poi verrà discusso insieme facendo così emergere la tematica oggetto di analisi, il tutto sarà intervallato da una serie di domande volte principalmente a comprendere le conoscenze dei ragazzi riguardo l’obesità.

Il terzo incontro sarà incentrato invece ad analizzare quale sia la corretta alimentazione per gli adolescenti ed in particolar modo per lo sportivo.

Nell’ultimo incontro invece verrà effettuata una simulazione di un intervento di peer education, promosso dai ragazzi stessi, che dovranno, tra loro, esercitarsi ad effettuare un intervento di salute.

Al termine di tale incontro i ragazzi verranno intervistati nuovamente, al fine di poter verificare i miglioramenti conseguiti riguardo le tematiche più rilevanti sia dal punto di vista dell’attitudine a poter svolgere il ruolo di peer educator sia riguardo il problema dell’obesità.

Tali interviste semi strutturate saranno registrate e trascritte per poi essere successivamente analizzate al fine di identificare l’efficacia di tale intervento e i possibili temi emersi.

Inoltre, sarà necessario anche includere i genitori, ai quali sarà richiesto di effettuare almeno un incontro con il ricercatore al fine di creare un ambiente favorevole per i ragazzi reclutati nello studio.

RISULTATI ATTESI

La presente proposta di ricerca si propone di sviluppare un intervento di peer education all’interno di contesti informali prodotto dal personale infermieristico.

Grazie alla peer education volta ad attivare un processo naturale di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status si diffonderà la prevenzione di comportamenti a rischio coinvolgendo attivamente i ragazzi direttamente nel contesto sportivo.

Questa è volta a comprendere quali siano le metodologie più appropriate per poter condurre efficacemente tale intervento. Nel dettaglio l’attenzione dello studio si focalizza su quali possano essere le migliori strategie di ricerca riguardo gli adolescenti, da inserire all’interno dei programmi, per far sì che questi possiedano le opportune capacità ed abilità richieste in questa tipologia di intervento.

BIBLIOGRAFIA

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