Area ricerca pratica clinica
4.19.2

IMPLEMENTAZIONE DELLE BUONE PRATICHE INFERMIERISTICHE

L’applicazione dell’Evidence-Based Practice finalizzata all’implementazione delle buone pratiche infermieristiche

Responsabile del Polo

ABSTRACT

Il presente progetto rappresenta la seconda fase del progetto “il miglioramento della pratica clinica infermieristica attraverso l’utilizzo di infermieri clinici esperti in Evidence Based Practice, avviato negli anni precedenti, che prevede la formazione di infermieri esperti clinici (Clinical Nurse Leader=CNL) con elevate capacità di leadership e con competenze avanzate nell’ambito dell’Evidence Based Practice (EBP). Si dovranno costituire all’interno di strutture sanitarie selezionate dei gruppi operativi (task force), costituiti dai CNL neoformati, che avranno l’obiettivo di elaborare documenti che permettano di rendere facilmente fruibili i risultati della ricerca, e di sperimentare e valutare la loro diffusione ed applicazione nei singoli contesti. I CNL parteciperanno ad un ulteriore percorso formativo di tipo tutoriale che li accompagnerà nell’individuazione dei problemi di pratica clinica per cui sono applicati ancora interventi di poca o discussa efficacia sia attraverso l’effettuazione di revisioni della letteratura e sia attraverso attività di audit clinico, individuando, attuando e valutando le modifiche nei contesti clinici selezionati.

Il progetto sarà di durata annuale e prevedrà momenti di formazione teorica e sul campo, monitorati attraverso incontri formali e informali.

BACKGROUND

La mission del Polo per la pratica clinica è di “Migliorare la pratica clinica infermieristica, promuovendo innovazioni cliniche attraverso la pratica clinica e traslazionale”.

Una revisione della letteratura (Bero et al., 1998) suggerisce che per promuovere i processi di cambiamento sono maggiormente efficaci gli interventi che prevedono il coinvolgimento diretto degli operatori, come ad esempio interventi di esperti esterni che incontrano i professionisti nel loro ambiente di lavoro, audit e feedback, promemoria manuali o elettronici, incontri con opinion leader locali, e seminari interattivi.

Inoltre, ricercatori internazionali hanno evidenziato che gli infermieri preferiscono fonti di informazione di tipo sociale ed umano rispetto ad altre (Thompson et al., 2001; Larsen et al., 2002). L’importante influenza dei fattori umani sulla produzione e trasferimento delle conoscenze ha aperto la strada a esperienze di introduzione di figure di professionisti “intermediari” in grado di collegare conoscenze e pratica. Gli intermediari sono figure presenti nell’ambiente di pratica clinica che si trovano nella posizione di influenzare gli infermieri su specifici obiettivi. Essi sono competenti dal punto di vista clinico nella loro area di pratica e spesso possiedono conoscenze ed abilità che permettono loro di facilitare l’uso della ricerca nei setting di pratica. In ambiente internazionale figure intermediarie che sono utilizzate nei contesti di pratica sono, ad esempio, i clinical nurse leader, i clinical nurse educator, gli staff development educator, i practice developer, i clinical nurse specialist (Milner et al., 2006), con differenze legate ai contesti e alle competenze acquisite.

In Italia sono molto limitate le esperienze di utilizzo di figure intermediarie, cioè portatrici di competenze esperte nell’ambito dell’applicazione dei risultati della ricerca, utilizzate con questa finalità nelle unità operative. A differenza delle realtà estere i modelli organizzativi più diffusi prevedono soltanto due ruoli all’interno delle unità operative: il coordinatore e gli infermieri di staff. Alcuni infermieri di staff possono svolgere attività di supporto al coordinatore di reparto per funzioni più prettamente organizzative.

La presenza di figure formate e motivate all’EBP all’interno di una organizzazione sanitaria potrebbe rappresentare uno stimolo per promuovere forme di attività legate all’EBP con utilizzazione delle risorse formate disponibili.

OBIETTIVI DI PROGETTO

Obiettivi generali

Innovare la pratica clinica infermieristica attraverso l’utilizzo di infermieri clinici esperti.

 

Obiettivi specifici

  1. Individuare contesti territoriali e di pratica clinica in cui avviare i progetti di miglioramento attraverso il coinvolgimento dei direttori dei servizi infermieristici e delle direzioni generali della ASL-policlinici universitari e delle associazioni professionali italiane.
  2. Motivare ed ottenere la collaborazione degli infermieri clinici esperti in grado di guidare la revisione della pratica clinica negli ambiti di pratica considerati prioritari, selezionati sulla base di criteri stabiliti.
  3. Fornire agli infermieri clinici esperti linee guida comuni di lavoro anche attraverso attività formative (ad es. sull’EBN).
  4. Costituire i nuclei operativi nei contesti individuati ad opera dei clinical nurse leader.
  5. Individuare 2-3 problemi di pratica clinica prioritari nelle varie aree cliniche individuate e verificare dell’esistenza di evidenze scientifiche a supporto dei cambiamenti.
  6. Verificare l’applicazione dei cambiamenti e valutare l’efficacia degli interventi proposti
  7. Creare una rete di collegamento con i Centri nazionali ed internazionali EBN, con le associazioni professionali italiane e internazionali.
  8. Rivedere e/o creare gli standard di pratica clinica relativi alle aree individuate.
  9. Diffondere le esperienze di miglioramento della pratica clinica, anche attraverso iniziative a livello locale e nazionale.

 

Indicatori

 

- Individuazione di almeno tre Aziende Sanitarie/Aziende Ospedaliere/Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico da coinvolgere nel progetto.

- Individuazione di almeno 20 clinical nurse leader interessati al progetto in possesso di esperienza clinica consolidata nell’area prescelta, qualità e quantità di esperienza professionale, conoscenza della lingua inglese.

- Organizzazione di 2 incontri con i nurse leader per illustrare il progetto.

- Creazione di un network dei clinical nurse leader e degli esperti in EBN che hanno contribuito alla loro formazione.

- Organizzazione di almeno 2 incontri formativi frontali e successiva formazione sul campo.

- Elaborazione di almeno 2 documenti di ricerca secondaria, o report di audit clinici, da parte dei gruppi di miglioramento.

METODOLOGIA

Disegno dello studio

Il progetto sarà svolto sotto forma di formazione sul campo per la creazione di gruppi di miglioramento EBN.

 

Campione

Saranno selezionati circa 20 infermieri esperti (clinical nurse leader in EBP) che lavorano presso Aziende Sanitarie/Aziende Ospedaliere/Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico della Regione Lazio).

 

Strumenti

È previsto un percorso di formazione tutoriale FSC ECM.

 

Procedure

Il gruppo di infermieri esperti clinici formato nella prima fase del progetto costituiranno dei gruppi operativi (task force) intra-aziendali o interaziendali, che applicheranno le strategie di implementazione dell’evidence based practice. La presenza capillare nei contesti clinici permetterà anche di individuare quali problemi di pratica clinica non hanno ancora una soluzione efficace e darà indicazione ai CNL sugli argomenti da approfondire nella loro produzione di letteratura secondaria.

RISULTATI ATTESI

Sarà costituito almeno un gruppo di miglioramento formato da 20 Clinical Nurse Leader, con competenze avanzate in EBN, capaci di costituire una task force in grado di innovare la pratica clinica infermieristica nelle Aziende Sanitarie individuate.

 

Indicatori

-Sono individuati almeno 20 CNL;

-Il 90% dei CNL partecipano agli incontri del gruppo di miglioramento EBP;

-Sono prodotti almeno 2 documenti per il miglioramento della pratica clinica infermieristica.

 

Rilevanza

Attualmente l’applicazione dei risultati della ricerca nella pratica è un problema di rilevanza a livello sia delle organizzazioni sanitarie che dei professionisti sanitari. Si ritiene, infatti, che l’efficace uso dei risultati della ricerca nella pratica clinica migliorerà la qualità e il rapporto costi-efficacia dell’assistenza sanitaria.

L’introduzione nelle realtà cliniche italiane di figure esperte che possono fungere da intermediari tra ricerca e applicazione dei risultati della ricerca potrebbe rilevarsi un modello efficace riproponibile anche in altri contesti di pratica.

BIBLIOGRAFIA

  1. Benjamin A. Audit: how to do it in practice. BMJ 2008; 336:1241-1245.
  2. Cinotti R, Cartabellotta A. Progettare, realizzare, verificare un audit clinico. Agenzia Sanitaria Regione Emilia-Romagna, Settembre 2000.
  3. A Practical Handbook for Clinical Audit. Clinical Governance Support Team. March 2015.
    National Institute for Clinical Excellence. Principles for Best Practice in Clinical Audit. Oxford, Radcliffe Medical Press, 2002.
  4. Hysong SJ. Meta-analysis: audit and feedback features impact effectiveness on care quality. Med Care 2009; 47:356-63.
  5. Foy R, Eccles MP, Jamtvedt G, et al. What do we know about how to do audit and feedback? Pitfalls in applying evidence from a systematic review. BMC Health Serv Res 2005; 5:50.
  6. Johnston, G, Crombie, I K, Alder, E M, Davies, H T O, Millard, A. Reviewing audit: barriers and facilitating factors for effective clinical audit. Qual Health Care 2000; 9:23-36.

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